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Freccia Scura

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Le cronache riguardanti il Castello di Popoli sono molte, ma frammentarie; nonostante le numerose indagini, non è possibile reperire, presso gli archivi storici e pubblici, documenti sufficienti a ricostruirne fedelmente la storia, dal momento che l'edicio ha subito nel corso dei secoli vari interventi, di carattere distruttivo e restaurativo, nel senso della sua utilizzazione a scopo strategico militare, e di carattere depredatorio, a seguito del suo abbandono, per lo sfruttamento degli innumerevoli masselli lapidei e fregi in pietra e in legno, a fini di edificazione.

L’incastellamento per scopi difensivi risale al X secolo ad opera dei vescovi di Valva. L'assetto urbano di Popoli prese forma solo nel XIII sec., quando la sua posizione centrale rispetto alle valli del Pescara e del fiume Gizio ne fece un punto nodale nella cosiddetta via della lana che, passando per L'Aquila, congiungeva Firenze a Napoli. Sezione del castello di Popoli tratta da

Simbolo della città di Popoli, il castello fu costruito tra il 970 ed il 1016 d.C. per volere di Tidolfo o Teodolfo, vescovo di Valva, cui Popoli era soggetta. Situato a 485 metri sul livello del mare, guardava quello di Pettorano, mentre la rocca di Pacentro guardava la torre di Prezza, come punti cardinali. Pianta del castello di Popoli tratta da

Il castello di Popoli era circondato da una doppia fila di mura con attorno il fossato e, dalle alti torri, si sorvegliava la campagna circostante. Oggi restano solo i ruderi ma non rimane alcun segno della primitiva costruzione poiché essa fu restaurata più volte dai Cantelmo. Rappresenta comunque uno dei primi sistemi di difesa della Valle Peligna oltre ad essere l’espressione di quel fenomeno sociale chiamato incastellamento.

Nel 1269 passò ai Duchi Cantelmo che ebbero il feudo di Popoli fino al XVIII secolo.
La struttura fu man mano ampliata fino all'attuale dimensione, con il Torrione circolare costruito come sede d'artiglieria a guardia dell'ingresso settentrionale della Valle Peligna. Abbandonato dai Duchi che costruirono il loro Palazzo Ducale in città verso la fine del 1400, è rimasto abbandonato fino al restauro del 1997.
Il castello ha pianta triangolare scalena, con inclinazione che asseconda il pendio e con il lato di base rivolto verso l'abitato di Popoli. Ha tre muri di cinta corrispondenti ai lati del triangolo realizzati con pietrame calcareo e malta a base di calce, con uno spessore variabile da un metro e dieci centimetri ad un metro e mezzo. Le tre torri, in ordine cronologico di costruzione, hanno pianta: pentagonale il mastio o puntone a nord est, quadrata la torre di avvistamento a nord ovest, circolare quella posta a sud ovest, detta torrione in stile Angioino. Lungo le cortine e sulla sommità delle torri vi era il cammino di ronda.

La merlatura presente in tutte tre le torri è a coronamento piatto, quindi di tipo guelfo, sebbene i maggiori esponenti della famiglia Cantelmo fossero di fede ghibellina, il che avrebbe presupposto la scelta di un coronamento conformato a coda di rondine. Ma questo non deve meravigliare, poiché in tutta Italia sono numerosi gli esempi di torri con scelte architettoniche, relative alla merlatura, indipendenti dalla fazione (guelfa-antipapale o ghibellina-imperialista) di appartenenza dei possessori del castello (illustrazioni e testo tratti da: QUATRARO, Leonardo - Il castello feudale di Popoli, Litografia Di Prinzio, Guardiagrele, 2008).

L'illuminazione a doppia temperatura di colore lo rende particolarmente suggestivo di notte.

Il diorama del Castello è custodito presso la Biblio-Mediateca Comunale ed è stato realizzato da Leonardo Quatraro con la collaborazione di Romeo Pettinella nel 2002.

Castello di Popoli di giorno, visione frontale   Castello di Popoli veduta laterale  castello di popoli visione notturna  Castello di Popoli veduta frontale       

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